IL MONDO DEL LAVORO E LA SFIDA DELL’ INNOVAZIONE
Intervista alla Segretaria Confederale UIL Tiziana Bocchi
Siamo lieti di poterla intervistare su un tema importante che sempre più sta prendendo piede nel dibattito, politico ed economico, italiano: la quarta rivoluzione industriale. Prima di entrare nel merito, però, volevamo farle una domanda un po’ insolita, secondo lei è giusto declinare al futuro questo argomento oppure sarebbe più corretto esprimersi al presente?
Non c’è dubbio che questo è un tema di straordinaria importanza che investe l’idea di Paese, ma anche di società, che vogliamo costruire per i prossimi anni. Infatti, le innovazioni tecnologiche così come la digitalizzazione dei processi e la robotizzazione delle produzioni, in poche parole, le trasformazioni che stanno interessando il mondo del lavoro richiedono una governance attenta in grado di renderle delle opportunità di sviluppo e di crescita salvaguardando, al contempo, i diritti e le tutele, e la stessa occupazione, delle lavoratrici e dei lavoratori. Tornando alla domanda, sì, non c’è dubbio che stiamo parlando di una realtà già oggi presente ed operante. È vero che ci saranno degli sviluppi futuri difficilmente prevedibili ma si tratta di una trasformazione già in atto del nostro sistema produttivo. Aggiungo, sarebbe un errore proiettare troppo in avanti questa rivoluzione perché molti dei suoi effetti stanno in questo momento interessando migliaia di lavoratrici e di lavoratori ai quali bisogna dare risposte immediate e concrete.
Ci ha molto colpito il suo riferimento ai diritti e alle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori. Ci è sembrato di cogliere un tono di preoccupazione, può spiegarsi meglio?
Non sono preoccupata, ma sicuramente bisognerà puntare i riflettori sulle conseguenze che le innovazioni tecnologiche e digitali hanno, non solo sul sistema produttivo, ma soprattutto sulla quantità e qualità dell’occupazione. La Uil è convinta che Impresa 4.0 può rappresentare un grande volano di sviluppo e di evoluzione qualitativa del lavoro manifatturiero e non solo; essa, però, impone alle imprese investimenti in innovazione, in riorganizzazione ed in formazione. Occorre vigilare affinché queste ultime si interessino non solo all’efficientamento tecnologico ma anche alla valorizzazione del capitale umano, ottimizzando le competenze e le capacità dei dipendenti.
Servono forti investimenti privati dunque…
Si ma non solo. È chiaro che lo Stato deve fare la propria parte in questo processo. In realtà qualcosa è stato già fatto. Come diceva Sylos Labini, “solo l’intervento pubblico è in grado di provocare l’inversione del ciclo economico assicurando quella spinta iniziale che può cambiare le aspettative ed i comportamenti del settore privato (banche, imprese, consumatori) e che quindi può mettere in moto un nuovo ciclo di crescita in grado di autosostenersi”. Abbiamo potuto apprezzare gli sforzi compiuti dal Ministro Calenda con il “Piano Industria 4.0”, prima, e con quello “Impresa 4.0” poi. Misure come il super e l’iper ammortamento, ma anche il nuovo credito per le imprese che svolgono formazione afferente a questi temi sono degli strumenti senz’altro positivi che possono invogliare le
Non sono preoccupata, ma sicuramente bisognerà puntare i riflettori sulle conseguenze che le innovazioni tecnologiche e digitali hanno, non solo sul sistema produttivo, ma soprattutto sulla quantità e qualità dell’occupazione. La Uil è convinta che Impresa 4.0 può rappresentare un grande volano di sviluppo e di evoluzione qualitativa del lavoro manifatturiero e non solo; essa, però, impone alle imprese investimenti in innovazione, in riorganizzazione ed in formazione. Occorre vigilare affinché queste ultime si interessino non solo all’efficientamento tecnologico ma anche alla valorizzazione del capitale umano, ottimizzando le competenze e le capacità dei dipendenti.
Servono forti investimenti privati dunque….
Si ma non solo. È chiaro che lo Stato deve fare la propria parte in questo processo. In realtà qualcosa è stato già fatto. Come diceva Sylos Labini, “solo l’intervento pubblico è in grado di provocare l’inversione del ciclo economico assicurando quella spinta iniziale che può cambiare le aspettative ed i comportamenti del settore privato (banche, imprese, consumatori) e che quindi può mettere in moto un nuovo ciclo di crescita in grado di autosostenersi”.Abbiamo potuto apprezzare gli sforzi Compiuti dal Ministro Calenda con il “Piano Industria 4.0”, prima, e con quello “Impresa 4.0” poi. Misure come il super e l’iper ammortamento, ma anche il nuovo credito per le imprese che svolgono formazione afferente a questi temi sono degli strumenti senz’altro positivi che possono invogliare le imprese stesse a utilizzare il proprio capitale per rafforzarsi sul mercato. Certo tutto ciò non è sufficiente. Se vogliamo davvero che il nostro sistema produttivo sia competitivo non solo nell’oggi ma anche nei prossimi anni è essenziale mettere in campo una politica industriale di ampio respiro, che, individuando le missioni strategiche e partendo dai fattori della produzione, sappia colmare tutte le lacune che ancora sono presenti nel nostro Paese. Basti pensare ai ritardi nella diffusione della “banda larga” ma anche alle nostre infrastrutture troppe volte inadeguate, soprattutto al sud, per non parlare poi dell’eccessiva burocrazia che spesso diviene un vero e proprio ostacolo al fare impresa in Italia.
Crediamo di aver compreso che occorrono investimenti sia privati che pubblici per rendere il nostro Paese davvero competitivo in un mercato che, concorderà con me, è sempre più globale. Prima di proseguire però, ci permetta una curiosità. Sa spiegarci perché si è passati da “Industria 4.0” a “Impresa 4.0”?
Dovete sapere che questa è stata una richiesta che è partita proprio dal sindacato e dalla Uil in particolare. Industria 4.0 dava, infatti, l’idea sbagliata che queste trasformazioni riguardassero solo il mondo, appunto, dell’industria. Ma saremmo miopi, però, se non guardassimo oltre il manifatturiero. La nostra è sempre più una società di servizi, ed in questo settore la digitalizzazione è già intervenuta da tempo ed è inevitabile che continuerà nel tempo. Ecco spiegato perché abbiamo preferito il termine impresa.
Bene. Dopo questa piccola deviazione le rivolgiamo una domanda che può apparire scontata ma vorremmo approfondire il significato di “Impresa 4.0”
Provo a riassumere così. In questi anni stiamo assistendo al progressivo ingresso di nuove tecnologie nel mondo della produzione, alla digitalizzazione dei processi, alla robotizzazione delle catene produttive, così come, all’uso dei sistemi di archiviazione digitali Big data e all’esplosione di sistemi informatici per la vendita dei prodotti: tutto questo, e non solo, va sotto il nome di quarta rivoluzione industriale. Si tratta di un cambiamento profondo che sta modificando il modo stesso di fare impresa in Italia e in Europa e che, per facilità di analisi, nel nostro Paese è stato chiamato “Impresa 4.0”. Dal punto di vista sindacale, questo significa anche un cambiamento nell’organizzazione del lavoro che si riverbera anche nella contrattazione collettiva e nelle relazioni industriali.
Ci sembra che stiamo entrando più da vicino nel suo campo di gioco. Ora un …..lancio lungo: come si evolverà il mondo del lavoro ?
È una domanda difficile alla quale, forse, è presto per dare una risposta precisa. Sicuramente, però, per la Uil ad una “Impresa 4.0” deve corrispondere un “Lavoro 4.0”. Allo sviluppo delle tecnologie, dei processi e dei prodotti deve connettersi quello delle tutele, normative ed economiche, di chi lavora. Solo coniugando insieme innovazione e sostenibilità economica, sociale, occupazionale ed ambientale potremo affrontare positivamente le sfide che ci attendono.Alla globalizzazione delle merci deve corrispondere, infatti, quella di un pensiero, libero e laico, che sappia mettere al centro il valore della persona per approdare a una forma di “umanesimo tecnologico”.
Quale a suo avviso l’ingrediente essenziale per questo “Lavoro 4.0”?
In prima battuta la formazione. Siamo convinti, infatti, che sia indispensabile avviare un grande piano di apprendimento che faccia perno sull’affermazione del diritto individuale di tutte le lavoratrici e i lavoratori alla formazione. La “polifunzionalità delle competenze”, infatti, è un requisito indispensabile per permettere loro di affrontare al meglio i mutamenti del mercato del lavoro e dell’apparato produttivo del nostro Paese.La sfida della modernità si può vincere solo se saremo in grado di offrire al mondo del lavoro gli strumenti cognitivi essenziali per adempiere correttamente alle nuove mansioni dettate dalla digitalizzazione e dall’ingresso sempre più massiccio nelle fabbriche e nei servizi delle nuove tecnologie.
Una prima battuta ne presuppone sempre una seconda.
Infatti, oltre alla formazione e alle competenze occorre investire sulla partecipazione. È infatti, il momento, di ripensare a un sistema partecipativo per il nostro Paese che, contemplandone le specificità dell’apparato produttivo, sappia costruire le basi per permettere a chi è occupato in azienda di prendere parte attiva alle decisioni fondamentali, in termini di sviluppo e di scelte strategiche, che caratterizzano la vita stessa delle imprese. Questo vuol dire promuovere un cambiamento culturale forte che faccia maturare la consapevolezza che la partecipazione costituisce un valore aggiunto per favorire la crescita e lo sviluppo dell’Italia.
Abbiamo toccato molti temi. Prima di salutarla però ancora un’ultima domanda. Come bisognerà attrezzarsi per affrontare questa rivoluzione?
Crediamo che sarà imprescindibile ripartire da un “progetto crescita” che vuol dire “creare nuova e buona impresa e nuovi buoni posti di lavoro per lo sviluppo del paese”. In quest’ottica, serve una assunzione di responsabilità che sappiaconiugare gli interessi dei singoli attori, a partire dai soggetti collettivi della rappresentanza politica, economica e sociale, perché è non più possibile occuparsi meramente dell’”oggi” senza gettare contemporaneamente le basi per la società futura. Ci stiamo riferendo allo sviluppo di un pensiero solidale e laico che faccia dell’obiettivo “progettocrescita” il valore condiviso facendo premio su qualsiasi egoismo individuale o di gruppo.Al centro di tutto per la Uil c’è il valore della persona, in tutte le sue diverse accezioni. Lo sviluppo tecnologico, che deve essere guidato e non osteggiato, può davvero rappresentare una nuova frontiera e una grande opportunità soltanto se saremo in grado di renderlo sostenibile dal punto di vista non solo economico ma soprattutto sociale, occupazionaleed ambientale.
Questa ci sembra davvero una sfida non semplice.
Si, che potremo vincere solo mettendo insieme tutte le energie positive di cui il Paese dispone. Noi siamo pronti a fare la nostra parte.