UN RIFERIMENTO ED UN INSEGNAMENTO FONDAMENTALI
Militanza, studio, formazione e passione politica – di Iperide Ippoliti
– Enrico ha costituito un punto di riferimento fondamentale della mia militanza e formazione politica di repubblicano.
La vicinanza di mio padre ad Oronzo Reale avrebbe dovuto, e potuto, creare, fin dagli inizi del mio impegno politico giovanile negli anni ’60, il presupposto per un legame diretto con gli amici del fermano ed in particolare con Enrico. Non fu così. Solo durante, e soprattutto dopo, la mia esperienza alla guida della FGR, una volta trasferitomi a Roma per i percorsi universitari, ebbi l’occasione – e la fortuna –
di conoscere direttamente Enrico, di coglierne via via il grande spessore politico, la travolgente passione ed amore per il nostro partito.
Ebbi modo di capire in quegli anni che egli apprezzava molto la mia battaglia nell’FGR tesa ad evitare una deriva “pannelliana” e “radicaleggiante” che rischiava di allontanare il nostro movimento giovanile dalle radici vere del repubblicanesimo e ne metteva in sordina l’impegno sociale, rispetto a quello sui diritti civili, verso nuove generazioni già in sofferenza.
In particolare degli amici Renzo Paccapelo, Gian Franco Silvestri, Enrico Ruffini, Antonio Cuccù fu il merito di favorire via via il sempre più intenso contatto con Enrico, che intanto andava rafforzando il suo ruolo nel partito delle Marche. Fu lì e nella comune vicinanza agli amici Terrana, Mammì, Cecchini, Gatto, Visentini, Vanni che i nostri rapporti si intensificarono, non limitandosi ai periodici incontri nelle riunioni del Consiglio Nazionale e nei Congressi locali del PRI.
E’ in quel periodo che trassi dalla sua frequentazione gli stimoli, per me necessari, a superare un “repubblicanesimo” per così dire ancora “istintivo”, a scoprire e studiare il vero percorso storico del movimento. Soprattutto di quella parte di esso che sotto l’insegnamento di Arcangelo Ghisleri prima, e Giovanni Conti poi, aveva superato il richiamo di una superata retorica “mazziniana” per riscoprire, salvaguardando gelosamente l’identità, la necessità di confrontarsi apertamente con le diverse correnti politiche e culturali, per la costruzione della Repubblica.
Il mix “intransigenza contiana”, “valorizzazione, ghisleriana, boviana e belloniana dell’impegno sociale” (“L’ idea repubblicana risorge più luminosa perché integrata dalle dottrine sociali” G. Bovio”), la valorizzazione cattaneana delle autonomie locali, la volontà e capacità di creare moderne alleanze per la democrazia sulla base dell’insegnamento di Alberto Mario e di “Giustizia e Libertà”: il richiamo a questi valori e a questi riferimenti mi giunse soprattutto dal contatto, oramai divenuto costante, con Enrico.
La nostra amicizia si consolidò. La stima reciproca crebbe. Ci fu feconda collaborazione nel suo impegno sulle problematiche nella Commissione LLPP della Camera. Dovetti superare molto più in avanti (siamo nell’estate del 1987) non poche difficoltà, considerato intanto il mio impegno nella UIL – Università e Ricerca, ad accettare il suo ripetuto invito e richiamo ad una collaborazione diretta nella
costruzione della sua segreteria, allorquando egli fu chiamato al prestigioso e complesso incarico di Sottosegretario al Commercio Estero sotto la guida illustre del Ministro Renato Ruggiero (governo Goria e successivo Governo De Mita fino all’estate del 1989).
Non seppi offrire pienamente l’apporto che egli giustamente si attendeva. Ma quell’esperienza mi servì per conoscerne più in profondità, ed apprezzarne, il rispetto dei valori istituzionali, il suo instancabile attivismo, la sua passione ed il suo attaccamento alle
ragioni del Partito e del nostro territorio marchigiano, la sua “maniacale” quanto fondamentale cura e ricerca di “documentarsi” su tutte le problematiche, il suo contatto quotidiano con le strutture locali del movimento e con i singoli amici sul territorio.
Accompagnarlo nel bellissimo “tour” del Presidente Spadolini nella Marche – Fabriano, Jesi, Ancona, Tolentino, Civitanova, San Benedetto – fu per lo scrivente un’esperienza indimenticabile, un arricchimento in conoscenza, rapporti, militanza.
Intanto politica e, purtroppo anche il partito, andavano mostrando sempre di più la difficoltà a governare un paese in crisi e a rapportarsi con la gente. L’impegno di Enrico Ermelli contro la deriva “berlusconiana” del PRI si espresse al massimo grado
della vigòria e dell’intransigenza, deriva considerata come vero e proprio “tradimento” politico. I nostri contatti divennero sempre più frequenti. Fu lui a farmi incontrare con Luciana Sbarbati che intanto aveva assunto non solo il difficile ruolo di rappresentare
le Marche in Parlamento, ma anche di costituire il vero punto di riferimento per un’opposizione alla collaborazione del partito nei governi Berlusconi. Al Congresso di Fiuggi la divaricazione interna fu lacerante. In quello successivo di Bari, dopo una “parziale tregua“, ci fu totale deflagrazione. Enrico non era presente.
E onestamente riconosco oggi che quella “assenza” facilitò la mia scelta, pur intimamente sentita e convinta, di rimanere nel PRI e di non aderire al progetto di costruzione dell’ MRE.
Solo dopo aver verificato nei difficili inizi degli anni ‘2000 la inanità degli sforzi di liberare il PRI dalla morsa di un fallace centrismo neo-liberista ritrovai il contatto di nuovo intenso con Enrico e gli amici marchigiani.
Fu sempre Ermelli, insieme a Lucio Cecchini, ad invitarmi nuovamente all’approfondimento, allo studio, alla conoscenza delle radici vere del movimento, ad evitare ad ogni costo l’illusorio richiamo dei nuovi “padroni” della politica, e soprattutto di una politica fatta oramai esclusivamente o nel chiuso del “palazzo” o negli assordanti “schiamazzi” televisivi e dei social.
Il ricordo e la riconoscenza ad Enrico sono rimasti indelebili in questi anni, come lo sono quelli dell’insegnamento paterno e del mio professore di Liceo.
A tutti loro debbo tanto.
E’ il richiamo all’impegno repubblicano e di civiltà politica che serbo nel mio cuore ricordando un invito che fu dei giovani repubblicani dell’“Alba Repubblicana” del 1919: “ Il nostro posto è destinato. Noi saremo con il popolo, lotteremo col popolo, pronti ad ogni prova e ad ogni sacrificio. Saremo col popolo, con la nostra fede, con le nostre idee, con il nostro programma di ricostruzione e di rigenerazione. Potremmo ritirarci, essere inerti, silenziosi? Siamo repubblicani ed il dovere è segnato!”