DALLA TESTIMONIANZA CULTURALE AL NUOVO IMPEGNO POLITICO

“I vostri passi siano tra le moltitudini. Salite i monti: assidetevi alla mensa del coltivatore: visitate le officine e quegli artigiani che voi non curate…” (Giuseppe Mazzini  – 1832) –  di Graziano Fioretti, Marina Marozzi, Iperide Ippoliti

–   Fine 2023: tempo di bilanci e di prospettive. Per un Paese come l’Italia – purtroppo immemore della sua storia – gli scenari nazionali e globali appaiono tutt’altro che rassicuranti.

Il frenetico attivismo internazionale della premier serve alla ricerca di immagine e di “legittimazione” non riesce, però, a dare concretezza e credibilità progettuale ai roboanti proclami ed annunci. Sul piano interno  l’ ottimismo comunicativo – in verità di maniera non solo per questo governo – è contraddetto dalla permanenza, ed anzi acuirsi, di difficoltà strutturali che faranno sentire il loro peso frenante sulla crescita dell’ Italia.

Ancora una volta il CENSIS ha disegnato la condizione di una società che vede fortemente indebolite le sue energie vitali e di progresso. Riteniamo che ciò non debba imputarsi a vaga “sociologia” e “demografia” quanto, piuttosto, alla bassa qualità ed alle responsabilità annose di una classe dirigente politica (ed in gran parte anche imprenditoriale), in competizione elettorale permanente e non altezza delle nuove sfide.

Anche noi – immeritatamente depositari di una grande tradizione – vediamo arretrare, più che affermarsi i capisaldi fondamentali della nostra idealità.

Gli Stati Uniti d’Europa meta agognata ma ancora troppo lontana; i venti di guerra, i rigurgiti terroristici, la sfida del jihadismo globale alla democrazia ed ai valori dell’Occidente, l’antisemitismo, gli scontri tra fondamentalismi etnici e religiosi, la crisi delle grandi istituzioni internazionali, la competizione sempre più spinta tra vecchie e nuove “grandi potenze” e nuovi imperialismi, lo strapotere dei gruppi finanziari multinazionali, rendono oggi irrealizzabile il sogno mazziniano della “Santa Alleanza dei Popoli” e della “Alleanza Universale Repubblicana”.

“Programmazione”, “giustizia sociale”, “diritti che derivano in primo luogo dall’espletamento dei doveri”, “priorità degli investimenti pubblici e delle infrastrutture sociali sui consumi individuali e di lusso”, “superamento degli squilibri sociali, territoriali ed occupazionali”, “ equilibri tra i poteri dello Stato repubblicano” , “ruolo decisivo dell’ educazione, dell’istruzione  e della conoscenza nella emancipazione sociale e nel riconoscimento del merito”, ”primato della politica sui nuovi capitalismi”: queste le grandi finalità programmatiche del repubblicanesimo moderno e del messaggio di Ugo La Malfa lasciate ancora drammaticamente irrisolte, con costi sociali sempre più alti.

Eppure non siamo più una Repubblica giovane, tre quarti di un cammino centenario della nostra Repubblica è stato compiuto!!!

Le sempre più critiche condizioni ambientali e climatiche del pianeta – confermate anche dal fallimento sostanziale del recente summit di Dubai con l’ assenza dei due principali protagonisti – la rivoluzione digitale e la competizione sempre più spinta nelle nuove tecnologie, nelle fonti energetiche, nello sfruttamento delle risorse naturali (indispensabili alla nuova fase di sviluppo e modernizzazione), lo strapotere finanziario,  stanno rendendo poco più che  “residuale” il contributo ed il ruolo del nostro Paese, ed in parte della stessa Europa.

Nel contempo le nuove dinamiche globali contribuiscono ad aggiungere parametri, riferimenti e prospettive in gran parte nuovi e diversi, comunque desueti, al vocabolario storico del mazzinianesimo e del repubblicanesimo di stampo risorgimentale così come a quello politico di una “minoranza critica” che tanto ha dato ad un’Italia moderna, (quest’ultima in verità poco “riconoscente”, anche per i nostri errori).

Siamo sicuramente attrezzati, politicamente e culturalmente, per non confondere noi stessi e la nostra tradizione nel declino politico, economico e sociale del Paese.

Sono oggi, però, indispensabili una riflessione diversa e profonda e soprattutto uno sforzo concreto e collettivo per trasformare, nei nuovi scenari, i nostri riferimenti ideali in proposte concrete, programmi, progetti, presenza ed iniziativa nella società civile e politica utili ad indicare, in primis alle nuove generazioni, strade alternative, sostenibili, credibili, praticabili.

La cultura e le grandi idealità non debbono costituire un “muro” verso la costruzione di un nuovo impegno politico! Non possono esistere per i veri mazziniani cultura e “pensiero politico” senza “azione politica”. Siamo ancora in grado di sostenere una simile prospettiva? Non è certo facile rispondere affermativamente a questo interrogativo. Solo, però, tentando di compiere questo salto di qualità diventa possibile trasmettere alle nuove generazioni il “senso moderno” e le “finalità attuali” dell’Idea Repubblicana e dare alla politica italiana in crisi più che trentennale i riferimenti per una sua ricostruzione.

Lo spazio concessoci non ci consente di dilungarci. Ritorneremo ad articolare sui vari temi il nostro pensiero e quello di quanti vorranno aiutarci e supportarci in questo compito. Ci limitiamo ad offrire, anche al nostro necessario confronto interno, solo alcuni degli spunti ritenuti prioritari per la ripresa di iniziativa e di “agitazione” politica, laica e riformatrice.

  1. Respingere, senza tentennamenti, la barbarie sovranista e la rozzezza semplificatoria di tutti i populismi e di tutte le sottoculture.
  2. Nei processi di riforma difendere i princìpi e gli equilibri fondamentali della Costituzione repubblicana a cominciare dal ruolo di garante del Presidente della Repubblica.
  3. Riportare al centro, anche della sinistra, il tema di una nuova legge elettorale contro gli “espropri” compiuti alla libertà di scelta dei cittadini, al ruolo dei partiti e del Parlamento, al pluralismo politico ed ideale, da un bipolarismo che ha fallito miseramente le sue finalità e che anziché favorire una nuova governabilità ha impedito, ed impedisce, la coesione politica e sociale della nazione sui capisaldi fondamentali del suo sviluppo e della convivenza civile e democratica.
  4. Battersi per la valorizzazione e l’affermazione, sul piano europeo ed internazionale di quelle figure e personalità, che sole possono indicare all’ Europa la costruzione di un nuovo patto di stabilità e di bilancio, superando insostenibili rigidità, incrostazioni burocratiche e favorendo investimenti e coesione ed ai protagonisti mondiali ed alle grandi organizzazioni internazionali (Onu, Fmi, Banca Mondiale etc.) i modi e gli strumenti per rinnovare e recuperare il loro ruolo.
  5. Riaffermare la forza economico-patrimoniale dell’Italia per dare priorità, attraverso una rinnovata coesione ed un vero confronto parlamentare e sociale, al tema della qualità delle politiche di bilancio, finalizzate non già come oggi alla ricerca del “consenso” ma allo sviluppo degli investimenti pubblici per servizi e grandi infrastrutture sociali, alla valorizzazione dei territori e dell’ambiente, ma nel rispetto di concertate “condizionalità” nel trasferimento di risorse pubbliche.
  6. Richiamare l’attenzione e l’impegno delle forze politiche e del sindacato sulla lotta ai privilegi, agli squilibri sociali e territoriali, ai parassitismi, agli sprechi, alle corruttele, al clientelismo ovunque essi si annidino favorendo, anche per questa via un uso virtuose delle risorse pubbliche, delle politiche fiscali  e della stessa gestione efficiente-efficace della amministrazione della giustizia.
  7. Priorità a sviluppo e qualità della scuola pubblica, ad un nuovo incontro tra istruzione, conoscenza, ricerca e mondo del lavoro e dell’impresa, per dare sbocchi concreti e qualificati anche nel settore privato e nei servizi alle migliori energie intellettuali e giovanili del nostro Paese.